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Robot e agricoltura: perché convertirsi alla tecnologia

Ammontano a 2.8 miliardi di dollari gli investimenti fatti nell’innovazione in ambito agricolo nel 2018, e, di questi, il 6% (170 milioni circa) sono stati utilizzati in attrezzature utili ad automatizzare alcune lavorazioni. Passiamo dai trattori che si guidano da soli a robot per la potatura degli alberi, fino a macchinari che riescono ad indirizzare il getto di uno specifico prodotto in maniera mirata sulla pianta malata.

Naïo Technologies, Aerobotics e Prospera sono solo alcune delle multinazionali, insieme ad innovatori di tutto il mondo, ad essere state invitate al World Agri-Tech Innovation Summit di ottobre a Londra, dove un panel è stato dedicato alla robotica.

Sono quattro le motivazioni illustrate al Summit stesso per convincere un agricoltore a “robotizzare” la sua produzione. Vediamo nel dettaglio quali sono.

Le criticità? Si fa presto a notarle. Partendo dall’alimentazione dei robot, ad oggi ancora esclusivamente a gasolio. Che sia l’elettricità la prossima frontiera?
In secondo luogo, la connettività: per permettere ad un quantitativo così ampio di tecnologie di funzionare nello stesso momento, è necessaria una connessione ad altissima velocità, ancora difficile da ottenere con uniformità. In ultima analisi, sono anche i reali costi di sostenibilità ad impedire a questo specifico settore di diffondersi capillarmente tra gli agricoltori.

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